Economia Sociale


Le Società di Mutuo Soccorso come protagoniste dell'Economia Sociale-Civile


Cos'è l'Economia Sociale-Civile


L'Economia Sociale-Civile, rappresenta quell'insieme di attività lavorative caratterizzate da adesione libera ed aperta a tutti, gestione democratica, solidarietà interna ed esterna, esclusione del profitto individuale, autonomia ed indipendenza, ricerca della qualità nei servizi ed i prodotti, valorizzazione della persona, offre sicuramente nuovi strumenti e nuove opportunità per lo sviluppo dell'occupazione. Economia, perché ci troviamo di fronte a organizzazioni che producono beni e dunque generano valore aggiunto. Sociale-Civile, perché il principio regolativo di tali organizzazioni è quello del principio che tiene assieme, che unisce le diverse componenti ed espressioni della società civile, e cioè il principio di reciprocità.

L'Economia Sociale-Civile come risposta ai problemi del Welfare

Una delle caratteristiche delle imprese e delle organizzazioni che costituiscono l'Economia Sociale-Civile è quella di nascere attorno a problemi specifici partendo dalla consapevolezza che in quel particolare campo il mercato non è in grado di produrre offerte, rispetto alla domanda che viene dalla società. Si tratta di imprese ed organizzazioni che coniugano la produzione di reddito ed il servizio sociale ed hanno una flessibilità ed elasticità che le rende più di altre adattabili a nuovi programmi e a nuove esigenze lavorative. In tutti i Paesi industrializzati avanzati sta infatti emergendo una nuova categoria di bisogni che lo Stato non è in grado di soddisfare; bisogni collettivi che non possono esprimersi in termini di domanda individuale pagante e bisogni collettivi specifici di comunità familiari e locali, che non possono essere soddisfatti in modo uniforme e burocratico dall'apparato pubblico.
Si è accresciuto lo sviluppo dei servizi relazionali grazie:

1) all' esistenza di una domanda potenziale diffusa.

I processi di evoluzione demografica e di trasformazione del nucleo familiare sono concomitanti con scelte politiche e dinamiche economiche orientate a una trasformazione del Welfare State guidato centralmente. L'insieme di questi cambiamenti alimentano sia una trasformazione dei consumi sociali tradizionali sia la domanda di nuovi servizi di relazione. I nuovi aggregati di domanda che si vanno formando provengono quindi da esternalizzazioni e trasferimenti dall'ambito pubblico e da esternalizzazioni e trasferimenti dall'ambito familiare. Le dimensioni della domanda potenziale sono estremamente ampie.

2) Ai mezzi di pagamento per soddisfare i bisogni della domanda.

Si rileva una nuova tendenza a preferire, anche in campo sociale, i trasferimenti diretti e volontari di tipo orizzontale rispetto ai tradizionali trasferimenti di risorse di tipo verticale stabiliti centralmente e finanziati dal prelievo fiscale e para fiscale. Anche in questo caso si sommano due tendenze concomitanti: il parziale decentramento del prelievo e della spesa sociale dallo Stato agli Enti Locali, e il trasferimento diretto di risorse finanziarie dei lavoratori dalla famiglia ad enti ed imprese dell'Economia Sociale-Civile e privata per servizi previdenziali collettivi ma personalizzati (fondi pensione, fondi sanitari, casse aziendali, mutue, cooperative, assicurazioni, imprese private del settore dei servizi). Mentre le politiche economiche in atto nei principali paesi europei tendono a contenere l'incidenza della spesa pubblica sul PIL, al contrario i mezzi di pagamento costituiti dal risparmio delle famiglie si espandono. Dalle ricerche di marketing sulle motivazioni che stanno alla base del risparmio, emerge la volontà prioritaria delle famiglie di costituire riserve per far fronte ad eventi di carattere previdenziale, sanitario e assistenziale. In mancanza di un'offerta pubblica e privata commisurata alla domanda di servizi sociali di famiglie che hanno largamente superato la soglia della soddisfazione dei bisogni primari, queste stesse famiglie provvedono con forme precarie di autorganizzazione dei servizi di prossimità. I mezzi di pagamento delle famiglie si concentrano proprio nella fascia di età più interessata ad utilizzare i servizi ad alta intensità. Le famiglie risparmiano per accumulare riserve previdenziali, ma, al tempo stesso, si aspettano e chiedono al servizio pubblico quelle stesse prestazioni per cui risparmiano. Si rilevano evidenti disfunzioni tra aspettativa e disponibilità di spesa della domanda dei cittadini e offerta pubblica e privata.

3) Alle risorse imprenditoriali.

La struttura dell'offerta di servizi sociali è molto differenziata.
Si possono distinguere due aree principali: l'offerta che si è sviluppata e consolidata in parallelo, e a volte in simbiosi, con le strutture pubbliche del Welfare State; e l'offerta recente che è formata dal volontariato e da altre organizzazioni non-profit che sono cresciute come risposta spontanea della società civile ai processi di trasformazione dei sistemi tradizionali di solidarietà (la famiglia, i referenti culturali ed ideologici) e alla marginalizzazione prodotta dall'economia del periodo industriale. Gran parte di queste organizzazione è di dimensioni modeste e dispone di strutture precarie. E' tuttavia una grande area di sperimentazione e, di risposta immediata alla domanda nascente.

4) Alle risorse di lavoro disponibili.

L'assorbimento dell'elevato tasso di disoccupazione non costituisce soltanto l'obiettivo sociale prioritario. La disponibilità di larghe risorse di lavoro è soprattutto un fattore chiave per una nuova fase di sviluppo basato sulla crescita del mercato dei servizi ad elevato contenuto relazionale. I mercati dei servizi relazionali sono strutturalmente mercati ad elevato assorbimento di lavoro.

L'Economia Sociale-Civile come motore per creare occupazione e servizi ai cittadini
In particolare i servizi ad alta intensità relazionale possono essere la chiave di volta per creare nuove forme di lavoro e di occupazione. La produttività dei servizi relazionali è duplice e riguarda il ritorno del costo dell'investimento a livello di singola impresa e le esternalità positive di medio-lungo periodo a favore del sistema socioeconomico complessivo. Il settore dei "servizi relazionali" è una delle aree più dinamiche del mercato insieme con quello dei servizi della comunicazione e dell'informazione tecnologica. Negli ultimi decenni il settore dei "servizi relazionali" è stato, e continuerà a rimanere anche in una prospettiva di medio-lungo termine, il mercato del lavoro con il più elevato tasso di crescita con le maggiori capacità di creare nuovi posti di lavoro. E' il settore economico che ha registrato il maggior incremento di occupati in Italia, 400.000 nel 1990 (1,8% sul totale degli occupati), 580.000 nel 1996 (2,6%), 690.000 nel 1998 (3,1% e 4,9% se consideriamo solo gli occupati nei servizi). Se pensiamo ad esempio alla cooperazione sociale, ha dato negli ultimi anni risposte occupazionali notevoli, le cooperative sociali esistenti in Italia sono più di 4.250, con 127.500 soci, 100.000 lavoratori remunerati, 11.000 volontari, 17.500 persone svantaggiate inserite, un'utenza di mezzo milione di persone.

Il ruolo dei soggetti non-profit nell'Economia Sociale-Civile
Il non-profit si configura come sistema di integrazione della società civile nel senso che esso concorre a sostenere l'assetto istituzionale della società civile. I soggetti non-profit evidenziano fattori di competitività nella fornitura dei servizi sociali e di utilità collettiva dovuti:
1) alla presenza di vincoli istituzionali (tra i quali la stessa finalità non lucrativa) che permettono di superare a costi minori sia i problemi che insorgono nel realizzare transazioni in cui la componente fiduciaria tra le parti è particolarmente importante, sia quelli derivanti da comportamenti opportunistici nella realizzazione di beni pubblici;
2) possibilità di accesso ai fattori di produzione a costi inferiori, grazie all'utilizzo di personale volontario e di capitale proveniente da fonti diverse dalla vendita dei servizi;
3) riduzione dei costi di transazione, di controllo e di complessità della struttura gerarchica per la superiore condivisione dei fini istituzionali dell'organizzazione da parte degli operatori dei soggetti coinvolti;
4) soluzione al problema dell'asimmetria informativa derivante dal vincolo istituzionale della non distribuzione degli utili e dalla struttura decisionale che vede o una diffusione del relativo potere o una compartecipazione a quest'ultimo dei consumatori/utenti.

Le priorità per far crescere e sviluppare l'Economia Sociale-Civile
L'Economia Sociale-Civile potrà accrescere i suoi fattori di successo se si riuscirà a:
1) predisporre una strategia globale, che coinvolga anche il Terzo settore sociale, per creare nuovi impieghi e per contrastare l'esclusione dal mercato del lavoro;
2) creare una collaborazione tra Terzo settore sociale, autorità pubbliche e organismi economici è necessaria per costruire un'economia sostenibile e uno sviluppo sociale ed ecologico;
3) sviluppare una cultura d'impresa sociale;
4) riconoscere il ruolo delle organizzazioni di Terzo settore includendole negli accordi regionali sulla crescita e lo sviluppo;
5) creare un polmone finanziario per la nascita di nuove iniziative del Terzo settore. Costituire il capitale di rischio delle imprese sociali a fronte non tanto di garanzie reali quanto della natura del progetto e della credibilità dei proponenti;
6) approvare una normativa civilistica che identifichi, in positivo, una Organizzazione del Terzo settore.

I modelli europei di Economia Civile
Analizzando la situazione nei vari paesi dell'Unione si possono chiaramente distinguere quattro modelli di riferimento nei quali le espressioni del Terzo settore sociale si manifestano in modi altamente specifici.
In primo luogo, il modello scandinavo caratterizzato da una offerta pubblica prevalente e nel quale i soggetti impegnati nell'offerta di servizi sociali al di fuori delle strutture pubbliche tendono a percepirsi come operatori, ovvero agenti dell'intervento sociale. Segue il modello anglo-sassone connotato da un'offerta pubblica ancora prevalente, anche se esso va concedendo crescenti spazi alla privatizzazione e al contracting-out dei servizi. Le autorità pubbliche continuano ad esercitare un ruolo preponderante anche se il Regno Unito sta andando verso la creazione di un modello di welfare market. L'idea alla base di tale modello è quella di considerare il privato più efficiente del pubblico e quindi di dare la possibilità al mercato di coordinare al meglio la produzione di servizi.
Il terzo modello è quello germanico caratterizzato da finanziamenti pubblici, ma con una rilevante offerta privata attraverso organizzazioni consolidate fiduciarie della pubblica amministrazione. Il sistema tedesco prevede grandi istituzioni benefiche con una lunga tradizione di intervento spesso legata alle Chiese. Vige ferreo il principio di sussidiarietà in senso sia orizzontale che verticale che viene applicato all'interno di un codice di sicurezza sociale.
Infine, il modello mediterraneo connotato da una scarsa offerta di servizi e da una larga prevalenza di trasferimenti monetari ad opera dello Stato. Forse per questo motivo in questi Paesi si assiste ad una fioritura di forme innovative ed originali di organizzazioni non-profit (cooperative sociali, volontariato, associazioni) che cercano di porre rimedio ad una presenza, ormai non più sostenibile, dell'intervento diretto dello Stato.